differenze anatomiche - Luigi Albano

LUIGI
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DIFFERENZE ANATOMICHE FRA LE VARIE RAZZE

Lasciando da parte le tradizioni più o meno autorevoli e le teorie non meno incerte, palleggiate dall'uno all'altro estremo sulle definizioni della specie, vediamo con l'unico testimonio che Dio ci ha dato, coi nostri sensi, se fra le varie razze umane esistano delle inuguaglianze spiccate e costanti, come fra quegli animali congeneri cane e lupo, per es., gatto e tigre, le cui differenze sono cosi chiare, che tutti noi, senza sforzo alcuno, le attribuiamo ad una specie diversa.

Se badiamo al capello, questo ornamento quasi affatto proprio dell'uomo, noi troviamo delle razze ricche di peli corne gli Aino, o di capelli come i Sioux, a cui il crine, scendendo fino al piede, forma un vero mantello; e ne abbiamo di perfettamente prive di peli e povere di capelli, come quasi tutte le altre tribù americane, e come i Giapponesi ed i Chinesi, ecc.; e troviamo razze a capello come i Negri, e a capello liscio e quasi elastico come gli Americani, e ricciuto o crespo come molti Semiti.

Sezionando di traverso,con un rasojo, una sottile fettuccia di un capello, e sottoponendola al microscopio, la vediamo rotonda nel Giapponese, ellittica nell'Ario, triangolare nell' Americano ed a foggia di semiluna nel Negro.

Che se badiamo al colorito della pelle, noi abbiamo le razze a pelle nera corne i Negri, gialla corne i Mongoli, Giapponesi, Malesi ecc, olivastra o terrigna corne i Boschimani, gli Americani, o bianco-rosea corne gli Europei e i Polinesj.

Più grande ancora è la differenza, se noi badiamo all'organo sublime che ne permise di chiamarci, con più o meno ragione, i re délia natura.

Il cervello umano differisce da quello degli antropoidi per il maggiore sviluppo delle sue pieghe, in ispecie frontali, e per la maggior massa degli emisferi, i quali, non solo all'innanzi, ma sono cosi sviluppati anche posteriormente, da coprire più o meno completamente il cervelletto.

Queste differenze, a dir vero, non molto salienti, riescono sempre meno spiccate quando dall'uomo bianco tu passi all'Americano, in cui, sia natura, sia effetto di certe compressioni artificiali, le pieghe frontali vanno sfugendo all'indietro, ed il cervello, propriamente detto, ricopre solo incompletamente il cervelletto.

Il cranio dell'Europeo si distingue per una stupenda armonia delle forme esso non è troppo lungo, nè troppo rotondo, nè troppo appuntato o piramidale.

Nella sua fronte (Fig. 2), piana, vasta, eretta sul viso, si legge a chiare note la forza e il predominio del pensiero; gli zigomj o pomelli del viso non sono troppo distanti, e la mascella non isporge molto all'infuori: onde è ch'esso s'intitola ortognato.

Invece il cranio del Mongolo è rotondo, o pure piramidale, coi pomelli del viso molto distanti tra di loro, onde è detto eurignato; a questi caratteri s'associano la scarsezza della barba e dei capelli, l'obliquità degli occhi e la pelle più o men gialla, od olivigna.

Il Negro e l'Australe hanno il cranio bislungo, a foggia di barchetta e di fagiuolo (doligocefalo), e colla mascella inferiore sporgente all'avanti molto più del livello del cranio; e perciô son detti prognati o a muso sporgente (Fig. 3).

Finalmente l'Esquimese (Fig. 4) ha la fronte eretta, ma il cranio appuntato, piramidale, col profilo della faccia quasi verticale e i pomelli delle guancie o
zigomi non isporgenti dalla linea frontale: onde si dice ortognato piramidale.


Che se noi vogliamo proprio attenerci solo alle grandi differenze anatomiche dobbiamo almeno distinguere tre grandi gruppi nelle razze umane: il Bianco, il Nero, il Boschimano.

Del Bianco sara inutile parlare, comechèi suoi modelli, più o meno eleganti, abbiano modo di studiarlo ad ogni passo nelle nostre città.

Il Negro deve il tetro colore della sua pelle, che varia da una leggiera sfumatura d'aquerello fino al nero dell'ebano, al deposito di una sostanza nericcia fra le cellette di uno degli straterelli che formano il nostro derma: di questo pigmento, noi bianchi ne abbiamo solo nelle mammelle ed in qualche altra parte della persona; ma il povero Negro ne va tinto più o meno in tutta la superficie, e in certe province, anche interne, del corpo, come il cervello ed il velo pendulo.

Che se la pelle del Negro differisce molto dalla nostra, il capello divaria ancor più.

Esso non è più impiantato obliquamente nella pelle, ma in linea perpendicolare; non è rotondo come il nostro, ma a semiluna e privo del canale aereo perciò, appena spuntato dal cranio, s'aggira sul proprio asse, come i fiori a corimbo il che lo rende ricciuto e lanoso, e trasforma l'ornamento più bello dell'uomo in una vera parrucca di lana, sulla callotta del povero Africano e della sua poco gentile metà (Fig. 5).

Per triste compenso ambedue vanno, sotto quella nera cute fin troppo ricchi di ghiandole sudorifere, le quali emanano quell'odore particolare che troppo ben sanno distinguere i cani negrieri.

Lo sviluppo straordinario della membrana semi-lunare dell'occhio e la struttura della gola (La gola del Negro présenta la cartilagine di Wrisberg, che, da noi, esiste costantemente soltatito nel feto; le corde vocali sonvi disposte in piano obliquo, e il ventricolo della laringe è foggiato a schiena di mulo; i muscoli laringei sono assai voluminosi - Anthropological. Bew. London 1869 -.) lo avvicinano assai alle scimmie, come anche l'assottigliamento dei muscoli del polpaccio; di più la colonna vertebrale (o gli ossicini della spina) nel Negro, appunto come in certe scimmie, ed a rovescio di quanto accade in noi, appare tutta diritta e l'osso della coscia, invece di essere foggiato a doppia curva, da S allungato, è anch'esso piuttosto diritto; e la pelvi, che è lo insieme di quell'ossa onde si formano le nostre anche,  mentre in noi è quasi arrotondata a mo' di bacile, nei Neri si allunga a foggia di cuneo.

L'avambraccio è, in proporzione, più lungo del braccio, come la gamba a petto della coscia.

Il cavo della mano è appiattito, e più ancora quello del piede quindi quando il Negro cammina sopra un terreno arenoso e molliccio, invece di lasciare come noi, una larga e piatta impronta ellittica, vi fa un profondo e corto incavo, un foro.

Il cervello, poco sviluppato posteriormente, è meno pesante del nostro.

Quanto al cranio (Fig. 6) che la contiene, è molto lungo, e quindi stretto ai lati; la faccia predomina sulla fronte, come le passioni affogano l'intelligenza.

La mascella superiore, tutta ristretta sotto il naso, si proietta in avanti molto più in là del livello del cranio, e si divarica alla base, scoprendo dei denti bianchissirni, che, invece di essere verticali corne i nostri, sono inclinati in avanti, sicchè, in luogo di incontrarsi, fanno angolo tra loro.

Persino il sangue appare differente nel Negro, e si coagula appena estratto dalla vena.

Lo sviluppo del bambino africano è tutto affatto differente dal nostro.

Esso nei primi giorni non offre il colorito scuro dell'adulto le suture del capo, che da noi si saldano solo in tarda età, gli si ossificano prestamente, come nell'idiota e nelle scimie, e prima la anteriore che la posteriore.

Anche la sua faccia si fa sporgente o prognata, solo dopo la prima dentizione e solo dopo il tredicesimo anno si vede allungare la sua testa ed annerire la sua pelle.

Lo stesso dicasi dello sviluppo morale: che il Negro, appunto come la scimmia, si mostra intelligentissimo fino alla pubertà; ma a quell'epoca, in cui il nostro intelletto stende l'ali ai voli più gagliardi, egli s'arresta, e si ravvoltola in una scimmiesca e stupida mobilità, quasicchè il suo povero cervello stesse a disagio in quel cranio allungato e pesante, e si perdesse in quel difforme inviluppo di ghiandole e d'ossa.

Per converso il bel sesso ha fra i Negri un vanto o demerito che sia, ignoto alle altre razze; esso s'avvicina molto più al sesso forte nelle forme del corpo, dei capelli, delle ossa, nella statura e nella voce, nello sviluppo del cervello, e quindi nella forza e nell'intelletto.

Forse perciò l'Africa soltanto, ci offerse intiere armate di donne; e nell'Africa vediamo l'agricoltura tutta esclusivamente nelle mani delle donne (Fig. 7).

Il Negro infine ha un privilegio ben raro, d'essere quasi immune da uno dei più terribili flagelli, la febre gialla: privilegio che si trasmette anche a coloro nelle cui vene scorra ben piccola parte del suo sangue.

Ma l'Ottentotto forma una varietà ancor più singolare della razza umana.

L'Ottentotto è, si può dire, l'Ornitorinco dell'umanità, perchè riunisce insieme le forme più disparate delle razze negre e gialle ad alcune tutte sue proprie, le quali egli ha communi con pochi animali, che brulicano vicino a lui.

Al muso sporgente del Negro mescola il muso allargato del Chinese.

I suoi denti incisivi sono foggiati a modo di incudine.

L'ulna, che è un osso dell'antibraccio conserva, come in alcuni animali, quel foro, detto foro olecranico che présenta il nostro feto.

Le ossa delle dita del piede sono disposte a gradi, come le cannuccie di una zampogna.

Le apofisi spinose delle vertebre cervicali mancano della solita biforcazione.

I capelli sono inseriti tutt'intorno alla testa, ed escono a fascetti, a gruppi, fuori dei tegumenti corne i pennelli di una scopetta da panni, cosicchè un barbiere che radesse per bene un Boschimano si troverebbe dinanzi una testa marezzata quà e là come una tavola di mogano, sparsa di grani di pepe.

L'organo femineo è conformato differentemente dal nostro, per lo sviluppo singolare delle grandi labbra che cadono in giù a guisa di cortina o di doppio grembiale.

Dalla regione posteriore, pelvica, delle loro donne sporge un piccolo baule di grasso, sul quale commodamente s'adagia il bambino che poppa, stirando dietro le spalle le lunghissime mammelle della madre (1). (Fig. 8).

Se dopo tutto cio si volesse ancora fare una specie sola dell'Ottentotto e del Bianco, converrebbe allora comprendere in una sola specie pur anche il lupo ed il cane, l'asino ed il cavallo, il capro e la pecora.

Cesare Lombroso

(1) Omettiamo parcecchi altri caratteri che potrebbero essere accidentali a pochi individui esaminati, p. e.: la cortezza maggiore nelle braccia; l'enorme sviluppo dei muscoli cefaloscapolari il tendine del flessore del pollice che dà un ramo al 2°, 3° e 4° dito (Anthropol. Revieu, 1867).

 (tratto da l'uomo bianco e l'uomo di colore, seconda edizione, di Cesare Lombroso, pubblicato in Firenze - Torino - Roma dai Fratelli Bocca, Librai di S.M. il Re d'Italia nell'anno 1892)

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