Il Battesimo
Negli ultimi secoli prima della venuta di Gesù Cristo, i Giudei conoscevano una sorta di battesimo, consistente in certe abluzioni a cui erano sottomessi i proseliti; erano queste considerate come un'emblema della purificazione, che acquistavano entrando nella nuova comunione (1).
L'idea di redimersi dal peccato originale non vi aveva nulla a fare, ed era anzi ignota a loro, di questa natura era pure il battesimo amministrato da Giovanni Battista prima che Gesù cominciasse la sua missione, ed in conseguenza prima che questi, cui i cristiani attribuiscono l'istituzione dei sacramenti, avesse potuto istituire il battesimo.
Giovanni spiega lo scopo della cerimonia da lui praticata: egli predica un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati (Luca, III, 3,) vi aggiunge alcune esortazioni morali (V, 4 e segg.) e non parla affatto di colpa d'origine. Lo scopo che egli ha prefisso al suo battesimo, ed alla confessione che lo precedeva (Matt., III 6) ci deve far credere, che nel pensiero degli evangelisti esso operasse la remissione dei peccati, d'onde risulterebbe che Gesù non ha istituito il battesimo, e che il battesimo di Gesù non era necessario; la quale conseguenza sarebbe in contradizione con la condotta degli apostoli, i quali credevano indispensabile di conferire il battesimo di Gesù a coloro eziandio che avessero già ricevuto quello di Giovanni (Att. app., XIX, 2 e segg).
La Chiesa pure ammette che il battesimo di Giovanni era una semplice preparazione a quello di Gesù, cui solo apparteneva l'efficacia; ma allora per qual motivo Gesù si è sottomesso a ricevere il battesimo preparatorio, confessando con tale atto di non essere ancora in grado di ricevere il battesimo definitivo? Sia poi che il battesimo di Giovanni operasse la remissione dei peccati, sia che fosse soltanto una preparazione alla cerimonia che doveva operare questa remissione si può ammettere ch'esso ebbe per fine la remissione, del peccato originale, poichè non si può supporre che Gesù sia stato infetto da questa macchia, ed abbia avuto bisogno di cancellarla col battesimo.
Giovanni annuncia di essere venuto a preparare le vie d'alcuno che è più grande di lui: « in quanto a me, dice, battezzo nell'acqua; ma colui che deve venire vi battezzerà nel fuoco e nello Spirito Santo (Luca, III, 16). »
Con questo annunzia un battesimo di ordine superiore, senza dire però la natura di questa superiorità, e senza coordinare il battesimo del Messia con un preteso peccato originale, di cui non si trova negli Evangeli la minima traccia.
Se il battesimo di Gesù avesse avuto lo scopo attribuitogli poi dalla Chiesa, non solamente Gesù l'avrebbe certo spiegato, ma avrebbe pure conferito il battesimo a tutti coloro che chiamava a lui; e se il battesimo fosse stato una condizione indispensabile per la salute, lo stesso Giovanni Battista vi si sarebbe sottomesso.
Ora, si narra veramente che Giovanni, vedendo a lui venire Gesù per essere battezzato, se ne scusa dicendo: Io ho bisogno di essere battezzato da te: e tu vieni a me? (Matt. III, 14); ma non si narra che Giovanni sia stato battezzato. Sarebbe riuscita per certo una scena bizzarra quella di questi due che si battezzavano a vicenda.
Dopo il battesimo di Gesù gli evangelisti non sono d'accordo fra loro intorno all'importanza del battesimo nella società fondata da lui. I primi tre non ne dicono più nulla, eccettuati in due passi che stiamo ora per esaminare, di modo che colui, il quale avesse letto soltanto i tre primi evangeli, sarebbe costretto ad ammettere che la predizione di Giovanni intorno al Messia, il quale doveva venire a battezzare nel fuoco e nello Spirito Santo, debba intendersi quale figura dell'iniziazione ai doni dello Spirito Santo, ma senza alcuna cerimonia materiale, e senza impiego d'acqua o di fuoco.
Questo silenzio relativamente al battesimo sarebbe di già un'argomento decisivo per se stesso; ma acquista poi una forza maggiore dal vedersi ommesso il battesimo in circostanze, in cui sarebbe stato amministrato certissimamente, se fosse stato considerato come una condizione necessaria per l'ammissione nel cristianesimo.
Difatti, quando Gesù chiama intorno a se i suoi apostoli, e li toglie alle loro particolari occupazioni per farli suoi oratori, dice loro soltanto: seguitemi, e vi farò pescatori d'uomini (Matt., IV, 19; Marc., I, 17; Luca, V. 10), ma nè li battezza, nè a lor parla di battesimo; eppure da quel punto gli apostoli furono appieno consacrati all'apostolato, e non tralasciarono mai di accompagnare Gesù, di agire secondo le sue istruzioni, e diffondere la sua dottrina fra le popolazioni.
Quando egli manda i suoi discepoli a predicare l'evangelo in tutte le circostanti contrade, porge loro i più estesi poteri (Matt., X: Marc., VI, Luca X), ma non fà motto del battesimo. Ma se avesse creduto, che gli uomini macchiati dal peccato d'Adamo fossero in obligo di essere assolti, come si può supporre, che non avesse raccomandato innanzi tutto ai suoi apostoli di far conoscere ovunque la necessità del battesimo espiatorio? Nell'inviarli a radunare nuovi discepoli, come avrebbe potuto dimenticarsi di avvertirli esser dover loro di rendere con questa cerimonia i loro uditori degni d'entrare nella sua Chiesa? . Ma Gesù si contenta di dare istruzioni morali, d'insegnare a rendere gli uomini migliori, e non indica neppure un rito, neppure una pratica devota: tende direttamente al cuore, e sembra disprezzare le vane cerimonie, con cui i giudei credevano di rendersi accettevoli al loro Dio.
I teologi suppongono che gli apostoli e gli altri giusti che ascoltarono la parola di Gesù, fossero battezzati (2); questa però la è una supposizione interamente gratuita, non giustificata da alcun testo, e prova solamente l'imbarrazzo in cui si trova la Chiesa per non poter stabilire la sua dottrina nè sui ragionamenti di Gesù, nè sul suo esempio.
Matteo e Marco parlano una sola volta del battesimo, ciò nel discorso di commiato che ambedue fanno pronunciare a Gesù, quando questi si separa definitivamente dagli apostoli. Secondo Matteo, egli prescrive loro, d'insegnare a tutte le nazioni e di battezzarle in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (XXVIII, 19); secondo Marco, egli dice: Colui che crederà e sarà battezzato, sarà salvo; ma colui che non crederà sarà condannato (XVI, 16).
È assai poco verosimile che gli evangelisti abbiano fatto esporre a Gesù, presto a lasciare la terra, un precetto che non aveva alcun nesso coi suoi insegnamenti anteriori; e se si vuol ammettere l'autenticità di questi due versetti(3), converrà riconoscere che Gesù nel suo ultimo discorso ha pronunciato per la prima volta una parola fino allora sconosciuta ai suoi discepoli, senza darne loro la definizione, senza spiegare la natura e lo scopo di quella cerimonia, di cui prima non aveva mai parlato, e senza che si potesse neppur comprendere se si trattava d'un battesimo intellettuale, o d'una cerimonia materiale.
Sempre poi rimane indubitato, che non si possono addurre questi testi per stabilire una relazione fra il battesimo ed il peccato originale, e che essi lasciano aperto il campo a coloro che nel battesimo vogliono vedere, non già in mezzo per la remissione dei peccati, ma piuttosto un segno d'iniziazione. Nè, del resto, dal passo di Matteo si può argomentare qualche cosa intorno alla necessità del battesimo: infatti, ivi Gesù prescrive agli apostoli d'istruire i popoli, di battezzarli e d'insegnar loro l'osservanza di tutto ciò che aveva ad essi insegnato (v. 20), ma non appare da ciò che il battesimo, comunque sia, venga ingiunto come indispensabile, avendo Gesù altrove dato, secondo lo stesso evangelista, dei precetti intorno ai doveri dell'uomo (vedi principalmente i capitoli V, VI, VII), nei quali non fa pur cenno di riti e cerimonie.
In quanto al testo di Marco devesi osservare, che Gesù, dopo aver detto che chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, si limita a soggiungere, che colui il quale non crederà sarà condannato, senza però pronunziare la stessa pena contro colui che crederà senza essere battezzato.
Il quarto Evangelo ci presenta Gesù ed i suoi discepoli nell'atto di amministrare il battesimo (II 1, 22); però più innanzi è detto, (IV, 2), che Gesù non battezzava da se stesso, ma i suoi discepoli, e si narra eziandio che nello stesso tempo Giovanni continuava a battezzare e che i suoi discepoli gli facevano osservare come Gesù attirasse a se maggior numero di fedeli; però non è detto in che consistesse la differenza fra l'un battesimo e l'altro, e sembra che la maggior popolarità del battesimo di Gesù derivasse dalla superiorità del suo insegnamento, e che ciascuno dei due battesimi fosse una cerimonia d'iniziazione o d'ammissione all'una o all'altra scuola.
Difatti il quarto evangelo non attribuisce la remissione dei peccati neppure al battesimo di Giovanni, e non parla del peccato originale più di quello che facciano gli altri tre evangeli. Vi è però un passo, da cui si è creduto potersi dedurre la necessità del battesimo: Gesù dice a Nicodemo che se un uomo non rinasce per mezzo dell' acqua e dello Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio (Giov., III, 5).
Questo discorso è metaforico da cima a fondo, e la figura dominante è quella del rinascimento, che serve ad esprimere lo stato di un uomo iniziato ad una nuova dottrina, e trasformato moralmente pel nuovo spirito che lo avviva. In questo luogo Gesù insiste intorno alla neccessità di elevarsi al disopra delle immagini corporee, e di penetrare il senso spirituale delle sue parole.
Ciò che è nato dalla carne è carne, egli dice, e ciò che è nato dallo spirito è spirito (v. 6). Il discepolo intelligente entra in una nuova via per mezzo dello Spirito Santo; ma l'acqua non è se non un'immagine destinata ad esprimere che l'anima dell'adepto, per effetto dell'iniziazione, resta la vata dalle sue impurità; il supporre poi che questo effetto morale debba essere prodotto da una abluzione materiale, equivarrebbe al mostrarsi tanto grossolano quanto Nicodemo, il quale udendo parlare della necessità di rinascere, dimanda (v. 4) se uno ormai vecchio potrà rientrare nel seno di sua madre, e nascere una seconda volta.
Ciò che prova, che non si tratta qui di un'acqua materiale, si è che gli evangeli impiegano indifferentemente un'altra figura per esprimere l'effetto del battesimo. Quando Giovanni Battista annunzia che il Messia battezzerà nello Spirito Santo e nel fuoco, il fuoco non indica altro che la rinnovazione che consuma tutte le impurità del vecchio uomo: ora nessuno ha pensato di prendere alla lettera questa figura, e di ritenere che sia stato istituito un sacramento, la cui materia è il fuoco; e perchè interpretare in altro modo le parole rivolte a Nicodemo?
In ambedue i casi si tratta di un rinascimento per mezzo dello Spirito Santo, e per un istrumento materiale, che quì è l'acqua, e là è il fuoco. Se il fuoco è simbolico, anche l'acqua dovrà esser simbolica per la stessa ragione, e se al contrario intendiamo l'acqua materiale, converrà ammetter pure un fuoco materiale.
Del resto, quand'anche dal discorso volto à Nicodemo si concludesse che il battesimo di acqua sia neccessario alla salute, resterebbe ancora a definirsi la natura di questo battesimo, e nè questo discorso, nè alcun altro passo degli Evangeli ce lo indicano come una espiazione del peccato originale. Dopo il v. 2 cap. IV dell'Evangelo di Giovanni non si parla più oltre del battesimo, benchè se ne presenti assai spesso l'occasione; e nei discorsi lunghi e molteplici che Gesù rivolge al popolo, nei quali dichiara come ed a quali condizioni si possa ottenere la vita (vedi sovratutto il cap. VI), non vi è motto intorno a questa cerimonia.
Questa ommissione è assai naturale, se si ammette che il battesimo fatto dai suoi discepoli era solo un segno d'iniziazione; ma è inesplicabile nel sistema della Chiesa; e se si prendono nel senso ortodosso le parole dirette a Nicodemo, converrà supporre che Gesù ha rivelato ad uno sconosciuto, in un trattenimento notturno e segreto, un punto essenziale della sua dottrina, di cui non avrebbe detto nulla nè nelle istruzioni confidenziali ai suoi apostoli, nè nel suo insegnamento pubblico; o almeno che l'evangelista ha presentate le cose in modo da mostrare che Gesù è colpevole di così strana condotta.
Prima di salire in cielo Gesù annuncia ai suoi apostoli il prossimo avveramento della promessa fattagli dell'invio dello spirito, dicendo Giovanni ha battezzato nell'acqua, ma voi sarete battezzati nello Spirito Santo (Att. ap., I, 5). Qui più non si tratta, per questo futuro battesimo, nè d' acqua, nè di fuoco, nè d' alcun altro segno materiale; vi è un' operazione interamente spirituale, per la quale è impiegata la stessa parola di battesimo, come negli altri casi in cui vi è congiunta un'immagine sensibile. Ne risulta dunque che quella parola indicava una rigenerazione spirituale, che non avea bisogno d'essere accompagnata da alcun segno visibile, e quindi non era un sacramento nel significato ortodosso, e risulta ancora che il battesimo, nella mente di Gesù, non era fatto per cancellare il peccato originale, perchè allora converrebbe ammettere che Gesù avesse lasciati gli apostoli coperti di questa macchia sin dopo la sua ascensione, abbenchè, secondo ladottrina della Chiesa, la redenzione del peccato di Adamo sia una condizione rigorosa per divenir cristiani, e ricevere gli altri sacramenti.
Nessuno certamente vorrà sostenere che gli apostoli prima del giorno della Pentecoste, che seguì la morte di Gesù, non fossero ancora entrati nella Chiesa nè divenuti cristiani, giacchè secondo il sistema ortodosso, avevano almeno ricevuto il sacramento dell'Eucarestia, ed il potere d'amministrare tutti i sacramenti; e tuttavia, quando Gesù si separa da essi, non sono ancora battezzati, perchè Gesù promette loro fra qualche giorno un battesimo superiore a quello di Giovanni, il che si trova in accordo con quanto aveva predetto lo stesso Giovanni.
I teologi avendo bisogno, per l'armonia del loro sistema, di sostenere che gli apostoli sono stati battezzati da Gesù sul principio della loro missione, sono obbligati ad ammettere che nel passo in questione la parola battezzare non è presa nel suo senso esatto, e significa l'effetto morale che doveva produrre la discesa dello Spirito Santo; ora, con qual diritto suppongono essi che il loro maestro, il rivelatore, abbia usata una parola tanto impropria? E se la parola battezzare non si riferisce quì al sacramento che cancella la macchia d'origine, che ragione abbiamo noi di credere che vi si riferisca altre volte, quando nulla lo indica?
Non era questo un trarre a bella posta in inganno i suoi uditori, usando senza bisogno, fuori del loro significato naturale, le espressioni che in materia dommatica devono avere un senso precisamente definito ed invariabile? E chiaro però che Gesù non ha commesso l'errore che gli si potrebbe rimproverare se l'interpretazione dei teologi fosse esatta; opponendo al battesimo d'acqua amministrato da Giovanni il battesimo dello Spirito Santo, egli è sempre d'accordo col Battista, il quale aveva presentato il suo battesimo come un'emblema transitorio di quello che Gesù doveva dare nello Spirito Santo (Luca, III, 16), e del pari conferma in tal guisa il suo discorso a Nicodemo, discorso del quale riproduce in parte le espressioni, e le sue precedenti promesse (Giov. XVI, 7 e segg.).
Non si può citare un solo testo, da cui si possa conchiudere, che Gesù nelle diverse circostanze in cui ha parlato di battesimo, ne abbia distinte due specie differenti per natura ed effetti. Attalchè il battesimo normale annunciato da Giovanni e trasmesso da Gesù al mondo, quello che Gesù raccomanda ai suoi discepoli di conferire alle nazioni, si è la comunicazione dello Spirito Santo, quale gli apostoli l'hanno ricevuta dopo la sua morte, si è la rigenerazione dell'uomo per mezzo della nuova dottrina che rischiara la sua intelligenza e purifica il suo cuore; ma non c'entra alcuna cerimonia materiale, e non si tratta di peccato originale(4).
Dagli atti degli Apostoli risulta che i primi cristiani conferivano il battesimo a tutti quelli che essi ammettevano nel seno della Chiesa, che battezzavano in nome del Signore Gesù, e che credevano necessario questo battesimo per coloro che avevano ricevuto soltanto il battesimo di penitenza secondo Giovanni; sembra che questa cerimonia figuri come segno d'iniziazione, e non vi è detto alcuna cosa nè dei suoi effetti, nè della pretesa necessità di cancellare una macchia originale.
Secondo il sistema della Chiesa, il battesimo è il primo dei sacramenti, senza del quale nessuno è atto a ricevere gli altri; tuttavia si osserva (Att. ap., X. 34 e segg.), che dopo un discorso di Pietro ai gentili, lo Spirito Santo discese sopra i suoi uditori, che tosto si posero a parlare diverse lingue ed a glorificare Iddio (v. 46), e che allora Pietro soggiunse: Si potrà ricusare l'acqua battesimale a coloro che hanno già ricevuto lo Spirito Santo come noi (v. 47)? Ne segue dunque, che presso i cristiani primitivi ciascuno poteva ricevere lo Spirito Santo, vale a dire entrare in comunicazione con Dio, per quanto la natura umana il comporti, senza alcuna condizione di rito materiale, e senza essersi preparato col battesimo, il quale per conseguenza non era considerato da loro, come lo è dagli odierni cristiani, siccome un mezzo di riscatto dal peccato di Adamo.
Gli apostoli Pietro, Giovanni, Giuda e Giacomo nelle loro epistole raccomandano ai fedeli di conformarsi ai loro insegnamenti, entrano qualche volta in particolari intorno alle regole della condotta da seguirsi, ma non parlano mai del battesimo. Paolo osserva il medesimo silenzio, eccetto chè ove dice: Un solo Dio, una sola fede, un solo battesimo (Ef., IV, 5), la quale espressione avea lo scopo di propugnare la necessità dell'unione della Chiesa coll'unità della dottrina, ma nulla indicava relativamente agli effetti del battesimo, ed alla sua necessità per la salute; e questo silenzio è tanto più significante, in quanto che Paolo, nelle sue esortazioni, tratta sovente alcuni argomenti, che avrebbero dovuto necessariamente condurlo a parlare del battesimo, se avesse avuto in materiale stesse idee che ha la Chiesa attuale.
Difatti, nel testo citato di sopra (S 5), in cui oppone la morte che entra nel mondo pel peccato d'un solo, alla grazia riparatrice che si spande per la vita di un solo (Rom., V, 15), non avrebbe tralasciato, se avesse conosciuta la dottrina ortodossa, di parlare del battesimo istituito da Gesù per cancellare la colpa ereditaria del genere umano.
Altrove afferma d'aver battezzate pochissime persone, e di non essere stato mandato dal Cristo per battezzare, ma sibbene per evangelizzare (I. Cor., 1, 16-17), e con ciò fa comprendere com'egli annetta ben poca importanza al cerimoniale, ma che quanto importa ai suoi occhi è la rigenerazione morale, in conformità ai precetti dell'Evangelo.
Un altro fatto comprovante indubbiamente, che i cristiani dei primi secoli consideravano il battesimo nel modo ora indicato, si è che essi lo conferivano soltanto agli adulti, e molte persone attendevano a riceverlo in punto di morte. Questa costumanza si spiega perfettamente, nel caso che il battesimo sia una cerimonia d'iniziazione, perchè la Chiesa ha diritto di essere scrupolosa nell'ammissione dei nuovi membri, e di ricevere nel suo seno soltanto persone di ragione matura e di condotta irreprovevole; ma se al contrario il battesimo ha lo scopo di cancellare il peccato originale, e di strappare l'uomo dal dominio di Satana, allora non si capisce come un atto così indispensabile possa differirsi d'un giorno o d'un minuto, potendo ogni individuo non battezzato morire da un momento all'altro, e trovarsi per ciò solo condannato inevitabilmente al supplizio dell'inferno, qualunque pur sia stata la sua condotta. Non sarebbe forse una spaventosa follia il rimanere in simile stato, e non correre a ricercare senza indugio la grazia e la salute nelle acque battesimali?
Perciò quando il sistema del peccato originale fu messo fuori da S. Agostino, la maniera di considerare il battesimo cangiò interamente, e fin d'allora s'introdusse l'uso di battezzare i fanciulli appena nati.
Questo cangiamento nelle abitudini della Chiesa è attestato da tutti i monumenti del cristianesimo, e lo stesso modo con cui si amministrava il battesimo è una prova che era riservato agli adulti.
La cerimonia si faceva in luoghi separati dalle chiese, detti battisteri, ove il neofito era ammesso dopo prove lunghe e penose; vi subiva un interrogatorio solenne, confessava la fede cristiana e rinunciava all'impero del demonio. Dopo il compimento di parecchi riti destinati ad esprimere simbolicamente la rinnovazione spirituale cui egli era chiamato, lo si spogliava di tutti i vestimenti, e per le femmine le diaconese compivano quest'uffizio; il nuovo cristiano era poscia immerso in un bagno, ove si supponeva morisse al secolo, per uscire da una nuova matrice, e divenire così un uomo nuovo.
Il battesimo si amministrava soltanto dalla Pasqua a Pentecoste e nel 385, Papa Siricio proibì espressamente di battezzare in altro tempo, raccomandando ancora di non ammettere al battesimo se non che quelli che avessero subito nella quaresima, la necessaria preparazione (Vedi Fleury Histoire ecclesiastique, lib. XI, e XVIII).
Questa sola circostanza di un'epoca dell'anno riservata pel battesimo ci prova, che allora si avevano su questa cerimonia idee al tutto diverse da quelle della Chiesa attuale, poichè col domma del peccato originale è indispensabile che chiunque possa ad ogni ora battezzare coloro da cui è richiesto, preparati o no; diversamente moltissime persone sarebbero esposte continuamente alle fiamme eterne, e si priverebbero senza motivo del mezzo di liberarsi da siffatto pericolo.
S. Cirillo e S. Ambrogio parlano del battesimo in modo tale che uopo è credere ch'essi parlassero soltanto del battesimo degli adulti. Pietro Leroux5 dopo aver provato perentoriamente che il battesimo in origine era solamente un'iniziazione, termina in tal modo: « Il battesimo, ben lungi dall'esser stato istituito pei fanciulli, non fu giammai conferito ad essi fin verso la fine del 5º secolo se non che per una cotal sorta di abuso e di derogazione. È vero bensì, che fin dai primi secoli s'introdusse il costume di battezzare alle volte intiere famiglie, non esclusi i fanciulli, ma d'altra parte vediamo pure prevalere con maggior frequenza l'uso contrario di catecumeni, che differivano il loro battesimo fino ad un'età avanzata, ed anche fino alla morte (6) ».
Se in alcuni padri, come s. Ireneo, Origene, e s. Cipriano, si trovano tracce del battesimo accordato a fanciulletti, in altri Padri si trova la condanna formale di quest'abuso. Tertulliano, nel suo Trattato del Battesimo, dice positivamente che esso è una illuminazione d'intelligenza non fatta per l'infanzia.
All'obiezione dedotta da questo detto di Gesù Cristo: Lasciate che i fanciulli vengano a me (MATT. XIX, 14) (unico testo che i teologi cattolici moderni abbiano trovato da opporre agli ana battisti ed ai sociniani), risponde dicendo: « Ebbene, che si avvicinino, ma a misura che la loro età permette di comprendere la meta cui si avvicinano. Che siano cristiani quando avranno la facoltà di comprendere Gesù Cristo. Qual necessità vi è dunque, di affrettarsi a riscattare i peccati in un'età innocente (Quid festinat in nocens aetas ad remissionem peccatorum)?» (7).
Il perchè Tertulliano, in un'epoca in cui era considerato come uno splendido luminare della Chiesa, affermava ad alta voce, e senza essere contraddetto da alcuno, l'innocenza dei fanciulli, che poscia, due secoli più tardi, Sant'Agostino trovava tanto colpevoli.
Dunque la teoria del peccato originale non era sorta al tempo di Tertulliano, o almeno era appena confusamente sbozzata. L'adozione di questa dottrina condusse come conseguenza l'estensione del battesimo agl'infanti, e la soppressione delle epoche fin allora riservate per amministrarlo.
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- Vedi BERGIER, voc.º Baptéme.
- TILLEMONT (Hist. eccl., t. l., note) ammette, secondo s. Agostino, che l'acqua sgorgata dal costato di Gesù trapassato dalla lancia, cadde sul capo del buon ladrone il quale così venne battezzato.”
- In quanto al passo di Marco, convien dire che per fino S, Girolamo lo rigettava come intercalato.
- Molti testi provano che la parola battesimo era presa nel senso di una iniziazione ad una certa dottrina, o ad un certo stato. Gesù dice ai figli di Zebedeo: Potete voi essere battezzati del battesimo di cui io devo essere battezzato (MARc., X, 38)? Con questo indicava le fatiche e i pericoli dell'apostolato. Presso Luca (XII, 49, 50): Sono venuto a mettere il fuoco sulla terra, e che cosa dimando io, se non che s'accenda ? Io debbo essere battezzato da un battesimo (il che indica evidentemente il sacrifizio cruento della sua vita), e non sono forse tornientato fintantochè non si compia?.
- Enciclopédie nouvelle t. II, v.º Baptéme.
- Costantino si fece battezzare soltanto quando si sentì vicino a morire, e la sua condotta fu approvata da tutti gli autori ecclesiastici, come Eusebio.
- S. Clemente Alessandrino non è meno esplicito: « Che ci si dica come un infante nato or ora abbia prevaricato, come chi non ha fatto nulla abbia potuto cadere nel peccato di Adamo (Stromates, lib. III, p. 68. « Vedi pure ORIGENE, Homil. XIV in Lucam).
A.S. Morin, 1872 (trascrizione in ortografia originale)
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