La mela marcia - Luigi Albano

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LA MELA MARCIA

La storia della mela marcia (Mala vicini pecoris contagia laedent - Una mela marcia fa marcire tutte le altre) incomincia a diventare obsoleta.
Le vicende della caserma dei carabinieri Levante a Piacenza hanno sollevato interrogativi gravissimi, che non possono essere sottostimati ricorrendo all'abituale omaggio al valore e alla fedeltà dell’Arma e né ridotti alla consueta “mela marcia”.
Qualsiasi contadino ci insegna che la pianta di mele se non viene precauzionalmente aspersa di insetticidi produce mele che si imputridiscono prima ancora di maturare, per cui l’eccezione in questo caso è quella di trovare qualche mela sana, qualche mela verde.
I vari corpi di polizia, i servizi segreti e altre istituzioni si sono sempre difesi con la foglia di fico della "mela marcia" dai ricorrenti e ripetuti cicloni che li hanno sconvolti senza che i governi, gli alti vertici istituzionali nonché il potere politico, fossero in grado di riscrivere le regole e riformare radicalmente l’organizzazione di questi apparati.

Io per esperienza personale posso dire che più che la mela marcia a rovinare le altre mele sane del cesto, è il cesto di mele sane che produce la mela marcia. Attraverso la mela marcia, il cesto delle mele parla dei suoi aspetti marci che vengono messi, ragionatamente in una specifica mela e di questi fatti agire ed espressi all'insaputa di tutti.
La mela sana non è tollerata all'interno di un cesto composto per lo più da politici dalla lunghissima carriera, con amministratori nominati da questi ultimi; la mela sana non è tollerata nelle grandi aziende, negli ospedali, nelle municipalizzate, nelle università e negli enti pubblici (e potrei continuare per ore e ore) perché diventerebbe un rischio che il sistema, che purtroppo si regge esclusivamente sull'omertà e sulla complicità, non può permettersi se vuole restare in piedi.
Chi non è complice o omertoso non fa carriera (questo vale per un poliziotto, un magistrato, un assessore, un onorevole fino alla più alte cariche dello stato) e quando di solito per caso arriva a un posto di comando, non vi resta a lungo perché il sistema se ne libera con le buone o con le cattive.
"Quando di mele marce ne compaiono un po' troppe, e con troppa frequenza - ha scritto Ernesto Galli della Loggia - vuol dire che le mele marce non c'entrano niente, che è invece tempo di cambiare regole e organizzazione".
Le persone oneste sentono il bisogno di un vero sovvertimento culturale e di un'autentica rivoluzione liberale per far ricomparire principi e valori sommersi nel pantano dell'ipocrisia e del malaffare. Sentono la necessità di respirare aria pulita e di una pulizia risolutiva che eliminano i batteri dell'infezione, ed in questo molto dovrà fare la scuola per ridare speranza e fiducia alle giovani generazioni per la ricostruzione morale e civile del Paese.
Una ricostruzione che deve passare necessariamente attraverso la riscoperta dei valori e dei principi che sono tutti fissati nella nostra meravigliosa e inattuata Costituzione.
Tornado alla caserma delle ripugnanze, dalle prime analisi emerge senza ombra di dubbio che un gruppo di malviventi ha agito nel più totale disprezzo delle regole e dei valori che erano chiamati a tutelare.
Consolarsi con la teoria delle "mele marce" non serve, soprattutto all'Arma dei Carabinieri, come non serve aver sostituito parte della scala gerarchica: probabilmente una degna e seppur "costosa" riorganizzazione sarebbe stata la rimozione di tutta la scala gerarchica a partire dal Ministro della Difesa sino all’ultimo militare della caserma in argomento.
L’uomo che sta annegando non chiede quanto costa la corda, ha scritto Ursula Kroeber Le Guin.
© Luigi Albano
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