Artù nell'Etna - Luigi Albano

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ARTU' NELL'ETNA MITI LEGGENDE E SUPERSTIZIONI DEL MEDIO EVO

Per secoli fu creduto che Artù, mortalmente ferito in battaglia, non fosse mai morto, ma vivesse in luogo incantato e recondito, d'onde sarebbe, una volta o l'altra, per far ritorno e prender vendetta de' nemici del suo popolo e suoi.

Si sa quale luogo tenesse nella coscienza dei Brettoni vinti, ma non caduti di animo, sì fatta credenza; come intimamente si legassero ad essa i ricordi loro più dolorosi e le più accarezzate speranze; come tutto il sentimento loro di nazione trovasse in essa una consacrazione ed un simbolo.

Alano de Insulis (m. 1202) ricorda come ai tempi suoi quella credenza fosse ancora così viva e comune in Armorica che il contraddirla avrebbe portato pericolo di lapidazione.

Fra le genti d'altra stirpe la lunga e paziente aspettativa diede il tema a locuzioni proverbiali notissime; e Arturum expectare tanto venne a dire quanto aspettar ciò che non può nè deve avvenire2; e speranza brettone fu sinonimo di speranza vana ed assurda.
A sì fatta speranza sono frequenti accenni nei trovatori di Provenzas, e dai trovatori di Provenza3 se non da altri, avrebbero gl'Italiani potuto averne agevolmente contezza.

Arrigo da Settimello, nel suo poema latino De diversitate fortunae et philosophiae consolatione, composto circa il 1192, la rammenta due volte:

Et prius Arturus veniet vetus ille Britannus,
Quam ferat adversis falsus amicus opem.
Qui cupit auferre naturam seminat herbam
Cujus in Arturi tempore fructus erit  .

Nel 1248 quei di Parma, assediati da Federico II, colta un giorno l'occasione che l'imperatore era andato a cacciare, uscirono fuori con grande impeto, e presero e distrussero la città di Vittoria, dai nemici edificata quasi sotto le loro mura.

Non molto dopo, l'avvenimento fu celebrato in tre carmi, nel terzo de' quali l'anonimo poeta, accennando alle vane minacce dell'imperatore, dice:

Cominatur impius, dolens de iacturis,
Cum suo Britonibus Arturo venturiss.

Secondo l'antica tradizione brettone raccolta da Galfredo di Monmouth, Morgana aveva trasportato Artù ferito in quella paradisiaca isola di Avalon, altrimenti detta Insula pomorum, o Fortunata, della quale è sì frequente ricordo in croniche e in poemi del medio evo; ma non era possibile che, o prima o poi, la finzione non variasse su questo punto, specie migrando fuor di patria, prendendo ad allignare fra nuove genti, incontrandosi con altre finzioni, offerendosi a esplicazioni e connettimenti nuovi.

Come Orlando, fatto cittadino di altre patrie, ebbe mutato il luogo della sua nascita e il teatro delle prime sue gesta, così Artù ebbe mutato il luogo della sua miracolosa segregazione.

Ed ecco farcisi innanzi una tradizione, la quale sembra abbia smarrito ogni ricordo dell'isola di Avalon, e pone la incantata dimora di Artù nell'interno dell'Etna.

Il presente e-book è un estratto elaborato e digitalizzato dell'opera di Arturo Graf dal titolo "Miti, Leggende e Superstizioni del Medio Evo", Volume II, edizione del 1893 pubblicata in Firenze-Roma dalla Ermanno Loescher, custodito presso L'University of California.
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