La nascita di Venere - Luigi Albano

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LA NASCITA DI VENERE

Come l'Aurora nasce dall'Alba spumeggiante nell'Oceano celeste, così Venere che, per lo più, la raffigura, viene chiamata Aphrodite o Aphrogeneia, cioè generata dalla spuma. Secondo la favola ellenica più divulgata, Venere nacque dalla schiuma del mare e approdò entro una conchiglia all'isola di Cipro, onde l'altro suo nome di Ciprigna.
Per un concepimento analogo, Venere rappresentò pure la primavera verdeggiante e fiorita, che squarcia la neve biancheggiante, scortata dagli zeffiri.
Le brezze mattutine e le brezze primaverili destano la Dea d'Amore.
In quanto Venere è Dea d'Amore, ora essa nasce con Amore stesso e se lo sposa; ora è madre d'Amore e degli Amori.
Quella che per gli Elleni era la Dea bionda della bellezza che si leva dalle onde, Afrodite Anadiomène, per i Latini divenne soltanto la piacevole; l'idea di venustà, di grata bellezza non poté mai separarsi interamente da essa.
La Venere lucreziana risponde poi alla Natura primaverile che risorge nella sua grazia vigorosa; ma la Venere popolare dei Latini è generalmente un'Afrodite Pandemia, più umana, più sensuale, e, se così può dirsi, più borghese e sociale, poiché il Romano nel darle numerosi attributi, di ogni attributo faceva una nuova Dea custode dei vari momenti ed aspetti della vita pubblica e privata.
La sola Afrodite ellenica poteva dirsi una Dea perfetta, la quale conteneva in sé tutte le grazie, tutti i pregi della bellezza, e tutti gli Amori; bastava dunque che si mostrasse, perché il genio ellenico la vedesse in tutto il suo splendore d'una bellezza trionfale.
La bellezza per sé sola aveva tutte le perfezioni e tutte le virtù, e tanto più efficaci in quanto esse erano parti integranti di un solo essere armonico che conteneva in sé ogni meraviglia.
Il genio latino, meno immaginoso, aveva bisogno di rappresentarsi la Venere con nomi speciali diversi per comprenderne la varia potenza; perciò esso finse una Venere victrix, ultrix, conciliatrix, viriplaca, domiduca, génitrix, cloacina, calva, murcia, e tante altre che, astraendone una qualità, le toglievano quel carattere di ideale e piena bellezza, dove essa, per forza d'amore, aveva soggiogato il mondo ellenico.
Secondo Esiodo, Zeus e Dione la generarono, ecco perché il suo nome Dionea.
Dione rappresenta una forma di Giunone, nella sua qualità speciale di umida, d'acquosa. Come Urania, ossia la nata dal cielo acquoso, Afrodite ebbe la sua speciale leggenda; la sua origine, secondo questa leggenda, sarebbe interamente fallica; la schiuma onde Afrodite nasce sarebbe nata da Urano, che l'invidia di Crono aveva mutilato.
Non si può insistere sopra il senso naturalistico del mito; la schiuma afrodisiaca celeste è l'alba; solo osserverò che questo mito, d'origine asiatica, ha il suo riscontro in leggende congeneri indiane.
La Venere fallica proviene evidentemente dal culto siriaco di Astarte, Dea Generatrice; ma questo culto asiatico, divenuto ellenico, si purificò, si aggraziò, come tutti gli altri culti dell'Oriente, passando per le mani degli artisti greci.
Come Dea che si finge nata dal mare, Afrodite conservò, tuttavia, il carattere d'una Dea marina, e però i suoi templi erano specialmente venerati e frequentati sulle coste, nei luoghi d'approdo, tenendosi essa come propizia alla navigazione, onde il suo appellativo di euploia. Le colombe, i passeri e i delfini accompagnavano Afrodite; le rose e il mirto la ornavano.

© Luigi Albano
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