Alla Patria - Luigi Albano

LUIGI
LUIGI
Vai ai contenuti
ALLA PATRIA
365 PROVERBI E MODI DI DIRE IN UNA SOLA LETTERA

GENTILISSIMA MADONNA

Or che io sono al sicuro, mi voglio pur cavar questa maschera, e non intendo più far lo sciocco.
 
Sorellina mia, voi vi sete ingannata a credere che quello Arsiccio, che faceva il balordo, fusse buono; egli era più falso, più cattivo e più malizioso che il diavolo dell'inferno; e sebbene faceva la gatta di Masino, egli aveva il pane in mano, e il rasoio alla cintola; e come colui che ha fatto d'ogni lana un peso, accennava in coppe e dava danari, cercando se avesse potuto pigliare due colombi a una fava.
 
Ma la sorte volse che altri si levò prima di lui; perché come dice il proverbio: l’uomo propone e Dio dispone; egli si pensò d'andare a pascere, e andò ad arare; e però disse bene colui: i sogni non sono veri, e i disegni non riescono, e chi mal pensa mal dispensa, ed altri disse: mal abbia; e disse bene; perché è giusto, che chi cerca briga, la trovi a sua posta; e chi potendo stare, cade tra via, s'ei rompe il collo, suo danno.
Ma il male non sta sempre dove si pone, che il mondo è tondo, e dopo la notte ne viene il giorno, e come si dice: ogni tempo viene a chi lo può aspettare, e a chi incresce pongasi a sedere; cosi farò io, né mi spaventa quel che si dice: che chi vive a speranza, muor cacando, che io ho pisciato sopra qualche nieve, e so oggimai quanti pani fanno una coppia, e quante paia fanno tre buoi, e conosco benissimo un bue fra cento persone o per dir meglio conosco i miei buoi; né mi credo ingannare, che, come sapete, più sa il matto in casa sua, che il savio in quella d'altrui; e basta.
 
Ma potreste dire: tardi tornò Orlando: io vi rispondo: che il bene non fu mai tardi; e però ancor che la pietra sia caduta nel pozzo, e che io veda ch'egli è un zappare in acqua, o come dicono: gittar le fave al muro; e non si può sforzare il popone; ci bisogna poi che abbiamo tocco il culo alla cicala, ch'ella canti; e se bene egli è uno stuzzicare il formicaio, o un attizzare il fuoco, è non importa: quel che ha da essere conviene che sia; e chi nasce matto non guarisce mai: io son oca, e oca convien ch'io muoia; e se bene fo il cane dell'ortolano, pazienza; voi sapete che chi si contenta gode, ed io godo; poiché la casa brucia, e ch’io mi scalderò pur le mani; e se io darò nelle scartate, mio danno.
 
Evvi peggio che morire? Costoro dicono: che il mutar costume, e il sopportare le corna per forza è al pari del morire; e però mi delibero di sborrare un tratto, e dire come il corso: se coglie, coglie, se non, mi gabba; e a chi tocca, tocchi.
 
A me basta mostrare, che non son io quel che ha dato al cane, e poiché ho cattivi vicini, bisogna che io mi lodi da me stesso, se bene dicono; che chi si loda, s'imbroda.
 
Basta che io possa dire, per voi moriimi e viddi chi mi pianse, e veggio per prova che l'allegrezze di questo mondo duran poco, e che tutto quello che riluce non è oro. Egli è mala cosa l'esser cattivo, ma egli è peggiore l'esser conosciuto.... segue...

La seconda parte dell'ebook è corredato di annotazioni e spiegazioni dei 365 proverbi e modi di dire.

© Luigi Albano
© Luigi Albano 2017
+63 905 340 0173
Torna ai contenuti