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La Genesa e l'illusione della divinazione - Luigi Albano

LUIGI
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La Genesa e l’illusione della divinazione

Ho avuto un’esperienza davvero straordinaria in un centro studi esoterici e radiestesici a Fremont, in California. È un luogo molto esclusivo, dove l’accesso è riservato a chi ha alle spalle almeno vent’anni di studio in questi campi e, per diventare socio, bisogna superare un esame scritto. Grazie all’intermediazione di un caro amico, ho avuto l’opportunità di entrare e, con grande entusiasmo, ho mostrato un utilizzo poco conosciuto del Vajra come pendolo. È stato un momento di grande interesse per i presenti, che non avevano mai visto questa tecnica in azione.

Ciò che mi ha colpito maggiormente, però, è stato il clima di continuo scambio e sperimentazione tra i soci. Una volta alla settimana, questi studiosi si riuniscono per dimostrare i progressi nelle loro ricerche, mettendo alla prova nuove tecniche di divinazione. Ho assistito a metodi che non avevo mai nemmeno immaginato: divinazione con stuzzicadenti di legno, caffè, olio, carte da gioco di ogni tipo, pendoli e bacchette dalle forme più impensabili. È stato un vero peccato non poter fotografare nulla, perché il centro mantiene una rigida riservatezza sia sulle tecniche che sulle identità dei soci, per evitare qualsiasi forma di pubblicità indesiderata.

Ma la cosa che più di tutte mi ha affascinato è stata una giovane ragazza, tra i venti e i venticinque anni, dall’aspetto che mi sembrava un misto tra italiano e latinoamericano, forse messicana. La sua tecnica di divinazione era davvero peculiare: utilizzava una Genesa. Era seduta davanti al tavolo, con gli occhi chiusi e le mani sospese a pochi centimetri dalla struttura geometrica, e iniziava a raccontare ciò che vedeva. L’espressione di chi si sottoponeva alla sua lettura, tra stupore e incredulità, lasciava intendere che le sue percezioni erano straordinariamente accurate.

Incuriosito, ho deciso di parlarle. Durante il nostro colloquio, le ho esposto le mie conoscenze sulla Genesa, ma ci siamo trovati in disaccordo su diversi punti. Il confronto è stato acceso ma sempre rispettoso. Io ero piuttosto scettico sull’uso della Genesa per la divinazione, e più discutevamo, più mi veniva in mente un’idea. Così, le ho proposto un esperimento. Le ho chiesto se fosse disposta a ripetere la sua pratica, ma questa volta con gli occhi bendati, per escludere qualsiasi possibile suggestione visiva. Con mia sorpresa, ha accettato.

Nel frattempo, attorno a noi si era radunata una piccola folla. Forse era la curiosità per il nostro dibattito acceso, o forse il fatto che fossi l’unico non americano nel centro, ma in breve l’intera sala si era concentrata su di noi. Quando Johanna – così si chiamava la ragazza, l’ho scoperto solo in quel momento – ha bendato gli occhi, io e il mio accompagnatore abbiamo fatto uno scambio: al posto della Genesa, le abbiamo messo davanti una palla di vetro con un piccolo paesaggio innevato all’interno, una di quelle che, se scosse, fanno cadere la neve.

Di fronte a lei si è seduto il presidente dell’associazione, che si è prestato volentieri all’esperimento. Johanna ha iniziato la sua lettura esattamente come prima, con le mani a pochi centimetri dalla palla di vetro. Raccontava ciò che percepiva, e il presidente annuiva, senza dare conferme verbali, ma con un’espressione che indicava che stava riconoscendo molte delle cose dette. Dopo venti minuti di divinazione, e dopo esserci assicurati che tutte le informazioni fornite fossero positive, le abbiamo detto di togliersi la benda.

Il suo sorriso iniziale si trasformò immediatamente in una smorfia di stupore. Il colore le era sparito dal viso. Guardava la palla di vetro con incredulità, come se la realtà attorno a lei fosse improvvisamente cambiata. Solo in quel momento ha realizzato che il suo dono non dipendeva affatto dalla Genesa. Aveva visto, percepito e interpretato esattamente come prima, nonostante lo strumento fosse stato sostituito. Ciò che funzionava non era la Genesa, ma lei stessa.

Ho voluto raccontare questa esperienza perché la Genesa è spesso utilizzata per scopi che esulano completamente dal motivo per cui è stata concepita. Nasce come strumento di armonizzazione e connessione energetica, non come mezzo di divinazione o di purificazione o per "lanciare intenti". Eppure, molte persone mi scrivono dicendomi che, secondo la loro esperienza, funziona. Quello che spesso non comprendono è che non è la Genesa a operare il cambiamento, ma il loro stesso intento. Sono loro, con la propria energia e capacità percettiva, a modificare la realtà e a creare connessioni con l’invisibile. Avrebbero potuto ottenere lo stesso risultato con qualsiasi altro oggetto, persino con un pallone da basket. Non è lo strumento a fare la differenza, ma la consapevolezza e la predisposizione interiore di chi lo utilizza.
© Luigi Albano
© Luigi Albano 2017
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