Noi soli bianchi...
Chi può indurci nel non trovare assurda l'ipotesi che un animale appartenente al tipo pitecoide (ndr. che assomiglia alla scimmia) si sia trasformato, sotto speciali circostanze, mano mano, in un uomo negro, giallo, semitico, bianco, a quel modo che sotto ai nostri occhi il Bianco si cambiava in Yanckee, il Semita in Europeo, a quel modo che il cinghiale divenne porco, il lupo divenne cane, o come l'ape solitaria, fabbricatrice della informe cella, si trasformò in quella meravigliosa architetta che è l'ape domestica.
Cosi la storia dell'umanità rientra nell'immenso cerchio della creazione, da cui una sciocca vanità la vorrebbe divelta.
Se nonchè noi non possiamo ancora asserire queste origini pitecoidi e queste metamorfosi progressive, se non come un'ipotesi, appunto perchè l'antropologia vuol essere una scienza esatta, e non può concludere, a mo' degli antichi filosofi, su poche analogie e sui trampoli di pochi fatti e di arguti od imbrogliati sillogismi.
Quando avremo trovato, fossile o vivo, l'animale intermediario tra alcune specie di scimmie e l'uomo, quando più numerosi documenti ci avranno fissati i caratteri delle razze preistoriche, in specie dell'epoca miocenica e pliocenica, che ora tanto scarseggiano, allora soltanto la ipotesi cederà il posto all'assioma.
Ma noi ci abbiamo messo innanzi un altro problema, da questo ben differente se, cioè, la razza umana sia identica dappertutto a sè stessa, o se presenti delle ineguaglianze profonde.
Ora se al primo quesito la risposta deve farsi esitando dinanzi aile misure e alle riserve dell'antropologia, nessun dubio vi ha per il secondo.
Potrà discutersi se il cane derivi dal lupo, o il cavallo e l'asino dalla zebra; ma nessun naturalista può dubitare che il cane ed il lupo, la tigre e il leone offrano fra loro profonde disuguaglianze, definite poi queste generi o specie.
Sia che le varietà umane esistessero fino dalla origine, o che mano mano, come noi tentammo dimostrare, si ottenessero perchè le negroidi, le più imperfette, si trasformavano nelle più perfette, le bianche, lasciando nello spazio, monumento eterno della loro origine, bozzolo vivente, il loro tipo antico, esse si presentano a noi con profonde, evidenti disuguaglianze.
Anatomicamenle parlando, noi dobbiamo distinguere l'uomo dal cranio doligocefalo, a muso sporgente, a capello ricciuto, lanoso, a cute scura, a braccia lunghe, il Negro, dall'uomo prognato ed eurignato, dai capelli lanosi, raccolti a fascetti, e con frequente steatopigia,- l'Ottentotto, dall'uomo a cute gialla, a muso largo, a pelo scarso, a cranio rotondo o piramidale e ad occhi obliqui, il Giallo, dall'uomo infine della cute rosea o bianca, dal cranio a diamelri poco esagerati, dalle forme tutte del corpo simmetriche, dalla fronte ampia ed eretta.
Se stiamo alle lingue, abbiamo le razze a lingue chiocchianti, polisintetiche, monosillabiche, agglutinative, a flessione.
Se stiamo alle arti, abbiamo le razze a strumenti di pietra e a strumenti di bronzo e di ferro, e le razze domatrici di animali, e le razze costruttrici di macchine.
Se stiamo all'estetica, abbiamo, nella pittura, le razze artistiche, quelle artistiche senza prospettiva, e le affatto inartistiche e, nella musica, le razze con "LA" per nota fondamentale, e le razze col "FA" senza mezzo tono, e le razze con tre toni soltanto.
Se stiamo alla scrittura, abbiamo le razze a scrittura pittorica, ideografica, fono-ideografica ed alfabetica.
Se stiamo aile religioni, abbiamo le razze a religione feticia, sciamana, politeista, monoteista e le razze con poca o nessuna credenza, le scettiche.
Se stiamo alla politica, abbiamo le razze a famiglie sparse, a tribu, a impero dispotico e a impero più o meno elettivo o temperato dal voto popolare.
Che se con una sola frase noi vogliamo riassumere quasi tutti questi caratteri, noi dobbiamo dire che vi sono due grandi razze: la Bianca e la Colorata.
Noi soli Bianchi abbiamo toccato la più perfetta simmetria nelle forme del corpo.
Noi soli, con la scrittura alfabetica e con le lingue a flessioni, fornendo il pensiero di una più ampia e commoda veste, potemmo difonderlo ed eternarlo nei monumenti, nei libri e nella stampa.
Noi soli possediamo una vera arte musicale.
Noi soli abbiamo, per bocca di Cristo e di Budda, proclamata la libertà dello schiavo, il diritto dell'uomo alla vita, il rispetto al vecchio, alla donna ed al debole, il perdono del nemico.
Noi soli abbiamo, con Wasinghton, con Franklin, con Mirabeau, abbiamo proclamato ed attuato il concetto vero della nazionalità.
Noi soli, infine, con Lutero e Galileo, Epicuro e Spinoza, Lucrezio e Voltaire, abbiamo procacciata la libertà del pensiero, di cui voi, gentili uditrici, offrite un esempio, assistendo, senza ribrezzo, allo svolgersi di temi così poco ortodossi.
Cesare Lombroso
(tratto da l'uomo bianco e l'uomo di colore, seconda edizione, di Cesare Lombroso, pubblicato in Firenze - Torino - Roma dai Fratelli Bocca, Librai di S.M. il Re d'Italia nell'anno 1892)