L'Esposizione dei neonati a Roma

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L'Esposizione dei neonati a Roma

Luigi Albano
Pubblicato da Cav. Luigi Albano in storia antica roma · Sabato 02 Dic 2017
Considerevole, come è ben noto, era il numero delle nascite a Roma di neonati figli di prostitute, ed ogni mattina si raccoglievano nelle vie, sulla soglia delle case, sotto i portici e nei forni dei pistori cadaveri di neonati esposti così ad una morte certa, usciti appena dal ventre, ignudi sopra le pietre.
La saga era l'operatrice svergognata d'infanticidi, la quale soffocava tra le pieghe del suo vestito le vittime innocenti che le proprie grida condannavano a morir di violenza.
La madre spesso aveva pietà, è vero, del frutto delle sue viscere, e contentavasi di far esporre il bambino avvolto nelle sue fasce o sulla spiaggia del Velabro (lacus Velabrensis), o sulla piazza delle erbe (in foro alitorio) appiè della colonna Lattaria (columna lactaria); ivi almeno questi sciagurati orfanelli venivano raccolti ed adottati a spese dello Stato che faceva loro da tutore, ma infliggendo loro l'infame appellativo di bastardi.
Tal fiata matrone sterili, suppostrices (infami megere che faceano il mestiere di cangiar i fanciulli), cittadini afflitti di non avere eredi, venivano a scegliere tra questi poveri derelitti quelli che meglio potevan prestarsi ai loro di segni buoni o malvagi. Spesso il Velabro risuonava di vagiti nelle tenebre, e si vedevano passare siccome spettri le sagae, le madri stesse che portavano il loro tributo a questo spaventoso minotauro che si chiamava esposizione (expositio) dei bambini sulla via pubblica.


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